venerdì 19 aprile 2013

Arianna's dreaming


                                   Arianna’s dreaming


Arianna parcheggiò tra la polvere del piazzale sterrato che offuscava l’aria finalmente calda. Si girò per prendere la borsa dal sedile posteriore e scorse una figura familiare, che col braccio salutava la piccola macchina che faceva manovra. Il dottor Piacentini?! Che ci faceva lì a quell’ora?
La macchina  uscì dal posto che occupava e Arianna scorse quel caschetto ramato inconfondibile: Sara, che ricambiò il gesto di saluto, col volto ed il sorriso di chi era felice.
A quell' ora si salutavano? E poi lì? Piacentini e Sara?!
Allora la realtà aveva superato la sua fantasia. Arianna abbassò il capo in avanti per non essere vista, la macchina di Sara si allontanò e Piacentini s’incamminò verso l’entrata, aveva un vestito grigio e niente cravatta, forse non l’aveva rimessa quando si era rivestito.
Arianna scese dalla macchina con la mente che correva a ciò che aveva finalmente saputo. Dunque c’era una storia, recente? Da quando?
Proprio lei, Sara, le aveva fatto notare che era un bel uomo, ma il suo modo di fare sicuro non l’aveva colpita anzi quasi respinta, poi lentamente era stata presa dalla sua dolcezza.
Sara e Piacentini erano amici da tanto tempo e Arianna pensò che quando la quotidianità li sopraffaceva, si concedevano quegli incontri, rubati al lavoro e alla vita.
Dunque era lei, Sara, che lo accarezzava, lei che baciava quel corpo, il corpo di Marco.
Ma com’era? Bellissimo, sì, ma come? Liscio come quello di un bambino o morbido e soffice come un gatto a cui fare le fusa, un cucciolo dove affondare la faccia?
L’estate precedente aveva scorto la sua ascella dal camice con le maniche corte, i peli castani lisci, e aveva pensato subito a baciarla, con un gesto lungo e lento della lingua, mentre gli teneva le braccia bloccate sul letto. “ Avranno preso il caffé insieme “ pensò. Li vide rilassati, sul letto, che si facevano le coccole e con le bocche che sapevano ancora di sesso baciato, si scambiavano dei biscottini.
  Arianna raggiunse l’entrata, pochi metri e all’ascensore se lo trovò davanti, di spalle, ultimo di un gruppetto di persone che si lamentava ad alta voce degli ascensori che non arrivavano.
“Dottor Piacentini buongiorno”
Si voltò lentamente, trasalendo un po’, le mise una mano sulla spalla: “Buongiorno, da dove arriva?“ “Dal parcheggio” “Anch’io, ma non l’ho vista” “ Neanche io”
“ No, non è vero! Ti ho visto e tu lo sai, hai ancora il suo odore addosso” , la sua mente gridava così forte che lui doveva sentirla.
L’ascensore arrivò, salirono. “Vado a prendere il numero” disse Arianna. “Sì, ci vediamo dopo” rispose lui.
 E le loro strade si separarono, ma per qualche istante avevano condiviso qualcosa di più,
molto di più.
Arianna prese il numero per la visita, poi comprò i giornali e si sedette.
Non riusciva a leggere il giornale, né i libro che aveva con sé, Caos calmo.
La sua mente andava a ciò che aveva saputo, immaginato e non riusciva a staccarsene.



2 commenti:

  1. ehi! non puoi lasciarci così: che succederà poi? questa è una prima puntata. devi continuare. :-)

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