Arianna’s dreaming
Arianna parcheggiò tra la polvere del piazzale sterrato che
offuscava l’aria finalmente calda. Si girò per prendere la borsa dal sedile
posteriore e scorse una figura familiare, che col braccio salutava la piccola
macchina che faceva manovra. Il dottor Piacentini?! Che ci faceva lì a
quell’ora?
La macchina uscì dal
posto che occupava e Arianna scorse quel caschetto ramato inconfondibile: Sara,
che ricambiò il gesto di saluto, col volto ed il sorriso di chi era felice.
A quell' ora si salutavano? E poi lì? Piacentini e Sara?!
Allora la realtà aveva superato la sua fantasia. Arianna
abbassò il capo in avanti per non essere vista, la macchina di Sara si
allontanò e Piacentini s’incamminò verso l’entrata, aveva un vestito grigio e
niente cravatta, forse non l’aveva rimessa quando si era rivestito.
Arianna scese dalla macchina con la mente che correva a ciò
che aveva finalmente saputo. Dunque c’era una storia, recente? Da quando?
Proprio lei, Sara, le aveva fatto notare che era un bel uomo,
ma il suo modo di fare sicuro non l’aveva colpita anzi quasi respinta, poi
lentamente era stata presa dalla sua dolcezza.
Sara e Piacentini erano amici da tanto tempo e Arianna pensò
che quando la quotidianità li sopraffaceva, si concedevano quegli incontri,
rubati al lavoro e alla vita.
Dunque era lei, Sara, che lo accarezzava, lei che baciava
quel corpo, il corpo di Marco.
Ma com’era? Bellissimo, sì, ma come? Liscio come quello di
un bambino o morbido e soffice come un gatto a cui fare le fusa, un cucciolo
dove affondare la faccia?
L’estate precedente aveva scorto
la sua ascella dal camice con le maniche corte, i peli castani lisci, e aveva
pensato subito a baciarla, con un gesto lungo e lento della lingua, mentre gli
teneva le braccia bloccate sul letto. “ Avranno preso il caffé insieme “ pensò.
Li vide rilassati, sul letto, che si facevano le coccole e con le bocche che
sapevano ancora di sesso baciato, si scambiavano dei biscottini.
Arianna raggiunse l’entrata, pochi metri e all’ascensore se lo trovò
davanti, di spalle, ultimo di un gruppetto di persone che si lamentava ad alta
voce degli ascensori che non arrivavano.
“Dottor Piacentini buongiorno”
Si voltò lentamente, trasalendo
un po’, le mise una mano sulla spalla: “Buongiorno, da dove arriva?“ “Dal parcheggio”
“Anch’io, ma non l’ho vista” “ Neanche io”
“ No, non è vero! Ti ho visto e
tu lo sai, hai ancora il suo odore addosso” , la sua mente gridava così forte
che lui doveva sentirla.
L’ascensore arrivò, salirono.
“Vado a prendere il numero” disse Arianna. “Sì, ci vediamo dopo” rispose lui.
E le loro strade si separarono, ma per qualche
istante avevano condiviso qualcosa di più,
molto di più.
Arianna prese il numero per la
visita, poi comprò i giornali e si sedette.
Non riusciva a leggere il
giornale, né i libro che aveva con sé, Caos calmo.
La sua mente andava a ciò che
aveva saputo, immaginato e non riusciva a staccarsene.
ehi! non puoi lasciarci così: che succederà poi? questa è una prima puntata. devi continuare. :-)
RispondiEliminama era solo un sogno...
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