Le zeppole della Vigilia.

I ricordi di Camilla sono tanti,
sono tutti testimonianze della sua personalità e grande generosità. Tutti sono
legati da un filo conduttore, il cibo, la cucina, di cui era maestra ed allora,
come dimenticare la vigilia delle zeppole! La vigilia di ogni Natale a pranzo,
la sua casa ci accoglieva tutti, la grande famiglia con mogli, mariti, talvolta
ex mariti e nuove mogli e figli, ex colleghi, la preside e così via. Era un
“open house”, perdonatemi l’anglismo, chi arrivava prima, chi dopo, la maggior
parte non si vedeva dalle zeppole dell’anno prima. Le frasi di rito:” Come stai
bene! “,” Ho saputo che hai un nipotino!
“ ecc. Poi c'erano i presepi, quello napoletano, che ogni anno si
arricchiva di nuovi personaggi, ambulanti dal viso grottesco e paonazzo che
gridavano per decantare la bontà della
loro merce e poi quello di corda e tela di sacco fatto da Camilla, con la
sabbia del deserto egiziano per le oasi
e i sassolini
presi in Sardegna per delimitare i sentieri.
Tutti in piedi intorno alla tavola imbandita, col bicchiere in una mano e
l’altra che afferrava con ansia golosa ora la tartina, poi una fetta di pizza
salata e quella con la scarola. Tra un
assaggio e l’altro arrivavano le zeppole che Camilla friggeva, prima salate con
le alici, poi dolci con l’uva passa. Camilla andava e veniva dalla cucina e
noi naufragavamo in quell’ odore
familiare e rassicurante. Dopo i dolci natalizi ci riunivamo intorno
all’ albero, Camilla scartava i regali e ad ognuno dava un piattino di dolcetti
fatti da lei, piccoli bocconi paradisiaci di noci, mandorle, glasse bianche e
di cioccolato, proprio il piattino delle delizie. Poi lentamente gli amici
cominciavano ad andare via, si salutavano e andavano alla ricerca dei cappotti,
tutti si davano appuntamento per l'anno seguente. “Ciao!” “Auguri!” “Ciao
Camilla!”
Ciao…